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Gli armadilli di Fogwill

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Pubblichiamo oggi l’intervento del libraio della libreria Marco Polo di Venezia, che sul suo blog ha postato una recensione al libro di Rodolfo Fogwill, Scene da una battaglia sotterranea, in uscita a ottobre per le edizioni SUR.

di Claudio Moretti

In Italia il 1982 è l’anno dei mondiali di calcio, l’anno in cui siamo tutti diventati campioni del mondo.
Per altre nazioni, quell’anno, il 1982, è stato un anno di guerra. Da marzo a giugno due nazioni evolute e civili nel pieno della seconda metà del XX secolo si sono affrontate armate e hanno sacrificato la vita dei loro giovani per la sovranità delle isole Falkland.
Da una parte scontri fra giovani in calzoncini corti all’inseguimento del pallone, dall’altra scontri molto più letali fra altri giovani: in comune le immagini televisive che portano all’interno delle case le vicende del campo di gioco o di battaglia, in comune persone che soffrono o gioiscono dell’azione.
Ecco come Rodolfo Fogwill stesso descrive il momento in cui nasce il suo libro, Scene da una battaglia sotterranea :
“Quel pomeriggio, credo fosse il primo martedì di maggio del 1982, quando arrivai a casa di mia madre la trovai incollata alla televisione insieme alla domestica che si prendeva cura di lei. Mi accolse tutta entusiasmata: «Abbiamo affondato una nave!»
Neppure l’immagine, che in qualche modo mi rallegrava, di decine di inglesi violacei che galleggiavano congelati, riuscì a cancellare lo spavento che provai davanti al veleno mediatico inoculato alla mia famiglia.
Allora salii nel mio porcile, scrissi la frase «la mamma oggi ha affondato una nave»”
Questo è l’atto di nascita di questo romanzo che parla della guerra alle Falkland e io voglio credere a quello che lo stesso autore dice del suo libro: “non ho scritto un libro sulla guerra, ma su me stesso e sulla lingua di uno che non scriverà mai contro la guerra, contro la pioggia, contro i terremoti né i temporali, ma scriverà sempre contro i modi sbagliati di chiamare il nostro destino e di conviverci.”
Ci credo ma leggendo questo libro ci si trova di fronte a uno dei più riusciti atti di accusa contro la guerra, un’opera che per la sua efficacia è paragonabile a “Il sergente nella neve”. Non è un libro scritto da un pacifista ma una forte convinzione ideologica non è buon presupposto per una opera d’arte forte e incisiva.
Il libro narra le vicende degli armadilli, presenti nel titolo originale ma sfortunatamente eliminati in questa traduzione. Gli armadilli sono degli animali, con diversi nomi fra Argentina e Cile, che riescono a fuggire a cacciatori e predatori scavando delle buche, delle gallerie dove si nascondono: ecco, questo è la storia di soldati argentini che durante la guerra disertano ma senza fuggire dal teatro dei combattimenti perchè è impossibile, sono su un’isola da cui non è dato allontanarsi: la loro unica salvezza è nascondersi in gallerie come gli armadilli.
Giusto per fare un po’ di chiarezza, magari a persone che per età non hanno vissuto quella guerra, la guerra fra Argentina e Regno Unito per le Falkland fu l’ultima guerra del XX secolo combattuta fra due nazioni sovrane con due eserciti regolari, con forze in campo fra di loro paragonabili. Da entrambe le parti esistevano forze armate modernamente organizzate, esercito, marina ed aereonautica, non si trattava di una guerra asimmetrica come siamo abituati in questi anni, non era una lotta al terrorismo. E le truppe di terra, nel 1982 cioè meno di 40 anni fa, erano ancora costrette a combattere in trincea. E fra marzo e giugno, in Argentina è inverno e nella Falkland c’è la neve, ci sono i pinguini e i morti vengono chiamati “gelati” e i feriti “freddi”.
In questo scenario si svolge l’avventura degli armadilli, nascosti durante il giorno e vaganti durante le notti, evitando di farsi scoprire e sempre in lotta per la sopravvivenza che significa avere risorse: da mangiare, da fumare, da scaldarsi. Recuperare e accumulare queste risorse è la vera guerra degli armadilli e in questo non si fanno scrupoli.
Una delle pagine più belle del romanzo è quella sulla polvere chimica: “Con la polvere chimica e un pavimento di terra, uno fa i suoi bisogni, li fanno in due, tre, quattro, cinque, e la merda si secca, non manda odore, si ammucchia e si comprime, e il giorno dopo la puoi buttare via con le mani, senza schifarti, come se fosse un sasso o una cacca d’uccello.” A questo serve la polvere chimica ma non ce n’è più in tutta l’isola e per delle persone che sono costrette a vivere per tutta la durata del giorno in cunicoli scavati nella terra e quando escono la notte la temperatura è anche di 10 gradi sotto lo zero, questo può diventare un serio problema e può essere un discrimine per decidere chi può far parte del gruppo e chi no. Perchè gli armadilli saranno pure disertori ma non sono degli sbandati: hanno dei capi, i Re Magi, e poi ci sono gli altri e non basta diventare armadillo, bisogna continuamente meritare d’esserlo.
Questa è a sommi capi la vicenda che arriva fino agli ultimi giorni di guerra e che porterà a più di un colpo di scena inaspettato per il lettore ma che evito di svelare.

Le soluzioni stilistiche di Fogwill sono però altrettanto importanti del racconto: è un romanzo corale dove ognuno degli armadilli ha la sua voce. Tutti hanno un soprannome che viene spiegato nel corso del romanzo e a seconda delle azioni descritte abbiamo una voce narrante diversa, fino a che non inizia ad intromettersi una voce estranea al gruppo, sempre più presente, quella dello scrittore che nelle ultime pagine farà la sua apparizione in prima persona. Tutto il parlato,  rispecchia la situazione degli armadilli: giovani uomini, diciannove-venti anni, soprattutto della provincia con bassa istruzione: quelli che parlano bene sono i tenenti ma non ce ne sono fra loro.Gli armadilli sono gente semplice che avrebbero voluto fare qualsiasi altra cosa piuttosto che essere lì in guerra ma che, nel loro tentativo di sopravvivenza alla guerra, sanno che stanno crescendo, sanno di diventare più forti.

In Argentina questo libro è uscito l’anno successivo alla fine della guerra ed ha avuto un’accoglienza molto fredda, forse perchè è uscito troppo presto quando l’Argentina si sentiva ancora troppo ferita e umiliata per poter digerire una storia di disertori. In Inghilterra è stato tradotto e mi sono divertito a leggere una recensione nell’anno della morte dell’autore dove il romanzo veniva cassato come romanzo di guerra perchè non sono presenti scene di guerra ma d’altronde è comprensibile un atteggiamento ostile visto come sono dipinti gli inglesi nelle poche pagine dove Fogwill li descrive.

In Italia non era mai stato tradotto e questo aumenta il merito di SUR edizioni che nel proporre libri dal continente sudamericano ci offre la possibilità di conoscere grandi scrittori e temi che saranno sempre attuali finchè guerra sarà.

Un ringraziamento ulteriore va sempre all’editore SUR: questo libro sarà in vendita da ottobre ma ai librai che hanno aderito al progetto SUR è data la possibilità di richiederlo e leggerlo in anticipo (su file!), in modo che dal momento che sarà nello scaffale delle librerie sapranno già a chi proporlo e consigliarlo.


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